Prime Esperienze
Primo "Notturno d'Amore"
di Cisco78
31.08.2024 |
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"A questo punto mi decisi che era il momento di farle vedere che anche io ci sapevo fare, gli alzai la gonnellino svolazzante e spostando le mutandine..."
Da anni faccio volontariato presso un'associazione, dedicando il mio tempo libero a varie attività. Una tra queste, consisteva nell'andare a casa di persone che vivevano in isolamento sociale, offrendo loro supporto: fare la spesa, portare medicine o anche solo fare compagnia. Quella sera dovevo andare da Domenica, una ragazza con una sindrome particolare, nonostante fosse fisicamente e intellettualmente sana, non poteva rimanere sola perché una crisi improvvisa avrebbe potuto metterla in pericolo. Di solito mi accompagnava una mia amica, più estroversa di me, ma per un imprevisto mi ritrovai a doverci andare da solo.
Arrivai puntuale e la madre di Domenica mi salutò rapidamente, dovendo uscire per fare la spesa. Quando entrai, trovai Domenica al pianoforte. Stava eseguendo il "Notturno" di Chopin. La musica riempiva la stanza, avvolgendo ogni angolo con una malinconia dolce e ipnotica. Rimasi immobile, rapito dalla melodia, e solo alla fine Domenica si girò, avendo percepito la mia presenza.
“No, no, vai avanti, ti prego,” dissi, colpito dalla bellezza della sua esecuzione.
Lei sorrise e riprese a suonare il finale. Era bellissima, con i suoi capelli ricci e ribelli che ondeggiavano mentre si immergeva nella musica. Quando finì, mi guardò e disse con un tono dolce ma intriso di una malinconia profonda:
- Chopin, in questo brano, parla all'anima. Descrive la solitudine della notte... quella stessa solitudine che sento io. Sono virtualmente sola nel mio male e, per ironia, non posso mai essere realmente sola. Ma la musica mi dà conforto, è l'unica cosa che mi fa stare bene con me stessa. E tu? Cosa ti fa stare bene?
Sorpreso dalla sua domanda e forse spinto dal momento, risposi senza pensarci troppo:
- L'amore... Quando lo provo, mi pervade un senso di completezza che non trovo in altro modo. È come una droga per me.
Mi resi conto subito dopo della mia sincerità inaspettata e arrossii, cercando di zittirmi. Ma Domenica mi guardò intensamente, i suoi occhi scuri brillavano di una curiosità mista a desiderio.
Ci fu un momento di silenzio, carico di tensione. Poi, con un sorriso malizioso, mi chiese:
- Allora, hai mai suonato un Notturno d'amore?
Il mio cuore iniziò a battere forte. Non sapevo cosa rispondere, ma qualcosa in quel suo sguardo mi incoraggiava a non tirarmi indietro.
- No
risposi con un filo di voce
- ma mi piacerebbe provare.
Domenica si alzò dal pianoforte e si avvicinò lentamente, il suo profumo delicato mi inebriava.
- Allora, lascia che sia io a insegnarti,
sussurrò, prendendo la mia mano e conducendomi al pianoforte.
Ci sedemmo uno accanto all'altra. Lei iniziò a suonare, e con la sua mano guidò la mia sui tasti, creando una melodia nuova, improvvisata, ma sorprendentemente armoniosa. La stanza sembrava vibrare con la musica, ma c'era qualcosa di più profondo, un legame che si stava formando tra noi, attraverso quelle note.
Alla fine, quando l'ultima nota si spense, ci guardammo negli occhi. Non c'erano più parole da dire, solo una comprensione silenziosa che era più forte di qualsiasi discorso.
Con un gesto dolce, mi baciò. Fu un bacio leggero, ma carico di promesse. Non era solo un gesto romantico, era un atto di fiducia, una connessione che andava oltre la musica, oltre le parole.
Dopo il bacio, restammo per un momento a guardarci negli occhi, il respiro appena trattenuto. Sentivo il calore del suo corpo vicino al mio, la dolcezza delle sue labbra ancora presente sulla mia pelle. Era come se il tempo si fosse fermato, lasciandoci sospesi in una bolla di intimità che non avevo mai sperimentato prima.
Domenica abbassò lo sguardo, con un sorriso timido e un po’ imbarazzato. Poi si alzò lentamente dal pianoforte e si diresse verso la finestra, guardando fuori dalla portafinestra. La luce del sole illuminava i suoi capelli ricci, creando un’aura che la rendeva ancora più affascinante.
Mi alzai anch’io, incerto sul da farsi, ma qualcosa dentro di me mi spingeva a non lasciare che quel momento scivolasse via. Mi avvicinai a lei, posando una mano leggera sulla sua spalla. Lei non si ritrasse, anzi, appoggiò la sua testa contro la mia.
- Cosa succederà ora?
chiese con un filo di voce, come se avesse paura della risposta.
Non sapevo cosa dire. La mia mente era un vortice di emozioni contrastanti, ma una cosa era chiara: non volevo che quella sera finisse così.
- Forse...
risposi esitante,
- forse possiamo scoprirlo insieme.”
Lei si girò lentamente, i suoi occhi scuri erano pieni di una dolcezza malinconica, ma anche di una nuova scintilla, un desiderio di lasciarsi andare, di vivere qualcosa di autentico. Con un sorriso incerto ma pieno di speranza, allungò la mano verso la mia.
- Non voglio essere solo un’altra persona a cui fai compagnia, disse, la sua voce tremava leggermente. “
- Voglio essere qualcuno che ti conosce davvero, che condivide qualcosa di speciale con te. Non voglio essere solo un dovere, ma un desiderio.
Quelle parole mi colpirono profondamente. Aveva ragione. Non volevo che il nostro incontro fosse solo un’altra visita di volontariato. Sentivo dentro di me che c’era qualcosa di più, qualcosa che valeva la pena esplorare, nonostante le complicazioni, nonostante i rischi.
Le presi la mano e la strinsi delicatamente.
- Non sei mai stata solo un dovere per me, Domenica. Non lo sei ora, e non lo sarai mai.
Lei sorrise, un sorriso che illuminò tutta la stanza, e con un leggero tirare mi portò verso il divano. Ci sedemmo vicini, le nostre mani ancora intrecciate iniziarono a muoversi lungo i nostri corpi, e in quel momento, il mondo esterno sembrava scomparso, lasciandoci soli, in una giornata che prometteva di essere l’inizio di qualcosa di meravigliosamente inaspettato.
Iniziammo così a fare l'amore: lei mi mise una mano sul ventre e giù giù insinuandosi nei miei pantaloni, non feci in tempo a spogliarmi che in un attimo mi trovai la sua lingua sulla cappella che la lavorava come se fosse un gelato poi scese giù lungo il bordo cappella picchiettando sulla base, nel punto più sensibile del cazzo, mi trattenni da un eiaculazione precoce, e lei continuò facendolo sparire nella gola più profonda.
A questo punto mi decisi che era il momento di farle vedere che anche io ci sapevo fare, gli alzai la gonnellino svolazzante e spostando le mutandine iniziai a far un bel ricamino intorno al suo bel grillettino roseo.
La cosa le piacque molto perché mi ritrovai in bocca tutti i suoi umori.
Fu così che la finii di spogliare e la presi al missionario.
Ma lei non contenta dopo si girò e mi chiese di finire il lavoro alla pecorina perché stava tornando sua madre.
Mi misi a scoparla di gran lena schiaffeggiando la figa con le palle che penzolavano facendomi quasi male per la forza che ci mettevo.
Fu così che venni rimasi dentro perché sapevo che lei prendeva la pillola e volevo darle tutto il mio amore completo... e così gli riempii la vagina con il mio seme che iniziò subito a colare copioso.
l'ora di volontariato passò senza che ce ne rendessimo conto, e ogni carezza, ogni sguardo, ci avvicinava sempre di più.
Infine, mentre sua madre entrava nel vialetto finimmo di rivestirci ancora accaldati ci guardammo negli occhi e ci rendemmo conto che qualcosa di profondo era nato tra noi. Non era solo attrazione, era una connessione che andava oltre, un legame che ci aveva trovati e che, in qualche modo, sapevamo sarebbe durato.
Con un ultimo sguardo, ci promettemmo di rivederci, di non lasciare che quella notte fosse solo un ricordo. E mentre mi avviavo verso la porta, il cuore leggero e pieno di aspettative, mi voltai a guardarla un’ultima volta. Domenica era ancora lì, ad aspettarmi, con quel sorriso che sapevo non avrei mai più dimenticato.
Quel bacio, quel semplice gesto, aveva cambiato tutto. E mentre camminavo verso casa, capii che avevo trovato qualcosa di prezioso, qualcosa che valeva la pena esplorare, passo dopo passo, nota dopo nota, in un Notturno che prometteva di essere solo l’inizio della nostra melodia insieme.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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